Il mondo della nutraceutica, sia che venga considerato nell’ottica dell’integrazione o della supplementazione alimentare, viene storicamente relegato in ambito medico a ruoli di secondaria importanza. Nonostante le numerose evidenze biochimiche, risulta infatti, in linea generale, l’idea che un prodotto assimilabile ad un alimento non possa esercitare un ruolo rilevante nell’affrontare un quadro patologico. Questa opinione, fin troppo comune e diffusa, ignora completamente la logica biochimica in base alla quale un organismo in uno stato nutrizionale ottimale mostra una maggiore efficienza nell’affrontare sia condizioni fisiologiche che patologiche. A questo proposito è stato presentato al congresso annuale della Società Europea di Nutrizione clinica e Metabolismo (Espen) tenutosi a Lipsia dal 31 agosto al 3 settembre 2013, un interessantissimo lavoro pubblicato su American Journal of Managed Care che analizza le potenzialità dell’utilizzo dei supplementi alimentari nella riduzione delle tempistiche di ospedalizzazione e delle recidive. Nel dettaglio i ricercatori, attingendo dal database della Premier Healthcare Alliance, hanno esaminato un campione costituito da 1.160.088 pazienti adulti ricoverati tra il 2000 e il 2010 presso strutture ospedaliere statunitensi. Sulla base dell’analisi degli interventi nutrizionali registrati il campione è stato suddiviso in due gruppi costituiti rispettivamente nel modo seguente:
L’intera analisi è stata effettuata in maniera retrospettiva utilizzando gli opportuni strumenti statistici per ovviare all’assenza di randomizzazione. I risultati ottenuti sono estremamente interessanti. È emerso, infatti, come nei soggetti sottoposti a protocollo terapeutico convenzionale e supplementazione nutrizionale sia stato possibile riscontrare:
I dati appena esposti evidenziano significativi risultati correlabili all’utilizzo di supplementi nutrizionali con notevole impatto sia sull’incidenza della recidività che sulla durata della degenza e sull’entità dei costi sanitari. Alla luce di quanto appena esposto le potenzialità correlate al mondo della nutraceutica, sia nell’accezione integrativa che in quella supplementativa, devono essere completamente rivalutate in quanto è stata statisticamente dimostrata una reale e concreta utilità che si traduce in benefici sia a carico del paziente che a carico del sistema sanitario-assitenziale. Questi risultati positivi non dovrebbero comunque indurre i professionisti ad incorrere nell’errore di assumere per partito preso una posizione radicalmente opposta a quella tenuta precedentemente, prendendo per buono l’effetto di qualsiasi sostanza proposta nell’integrazione alimentare. Come per il farmaco anche per l’impiego razionale del nutraceutico sussistono dei requisiti di base da rispettare:
La scelta razionale di un nutraceutico effettuata nel rispetto dei suddetti canoni, propri della farmacologia e della scienza della nutrizione, permetteranno di utilizzare i nutraceutici come veri e propri “strumenti terapeutici” volti al miglioramento dello stato nutrizionale del paziente con tutti i benefici precedentemente descritti.
Philipson TJ, Snider JT, Lakdawalla DN, Stryckman B, Goldman DP, Impact of oral nutritional supplementation on hospital outcomes., Am J Manag Care. 2013 Feb;19(2):121-8