Gli sfingolipidi sono una classe di molecole caratterizzate da una struttura idrocarburica di natura lipidica che può, a seconda dei casi, contenere o meno glicerolo, associata ad uno scheletro di sfingosina. La sfingosina è un aminoalcool a lunga catena insatura privo di gruppi fosfato. Tra gli sfingolipidi è possibile identificare almeno 4 diverse classi molecolari, rispettivamente raggruppabili in base a specifiche peculiarità molecolari:
In natura gli sfingolipidi, pur ricoprendo ruoli molto importanti dal punto di vista biologico, sono presenti in quantità piuttosto modeste:
infatti è possibile stimare il loro contenuto mediamente tra l’1 e il
10 % dei lipidi totali contenuti nelle diverse tipologie di tessuti
esistenti.
Dal punto di vista biologico esercitano i loro principali ruoli sia come elementi strutturali, ovvero costituenti delle membrane cellulari, che come precursori di molecole coinvolte in numerose vie di signaling. In particolare quest’ultimo ruolo si realizza nella coordinazione di fenomeni cellulari essenziali quali:
Analizzando sia il ruolo strutturale che i ruoli nel signaling, è possibile identificare alcuni distretti corporei dove la loro azione, e quindi una loro adeguate presenza, si mostra particolarmente significativa:
Risulta inoltre importante ricordare come il ruolo di signaling venga esercitato anche in diversi altri tessuti a carattere endocrino ed esocrino come gli adipociti nell’organo adiposo e le cellule β a livello del pancreas. Diversi autori correlano stati carenziali di sfingolipidi a diverse tipologie di disturbi tra i quali è possibile analizzare le seguenti alterazioni:
Analizzandone il metabolismo è possibile verificare come gli sfingolipidi possano essere sia introdotti con l’alimentazione che prodotti a livello endogeno. A questo proposito risulta molto importante puntualizzare come la via di sintesi endogena, biochimicamente basata sull’aminoacido serina e sul palmitoil-coenzima-A, non sia ancora completamente compresa, in particolare per quanto riguarda i meccanismi di regolazione.
In virtù di queste evidenze non è oggi possibile intervenire con un supporto farmacologico o nutraceutico per stimolarne la sintesi. L’unica alternativa percorribile nel colmare eventuali carenze alla base dei suddetti squilibri è quella relativa all’assunzione mediante l’alimentazione, fattore anche in questo caso non semplice in quanto anche nei tessuti vegetali i contenuti risultano piuttosto modesti.
Alla luce di queste considerazioni l’approccio nutraceutico costituisce la via, almeno per il momento, più razionalmente percorribile. Essendo gli sfingolipidi sostanze di natura lipidica, la biodisponibilità rimane generalmente piuttosto buona in quanto non sussistono particolari difficoltà correlate ai processi di digestione e assorbimento che avvengono in competizione con alcuni meccanismi di trasporto intestinale del colesterolo, per cui, da un lato l’assunzione di sfingolipidi è in grado di esercitare un potenziale effetto ipocolesterolemizzante, mentre dall’altro, nel periodo di assunzione, potrebbe rivelarsi particolarmente interessante limitare l’assunzione di alimenti ricchi in colesterolo, quanto meno nei pasti vicini all’assunzione del nutraceutico, per favorirne ulteriormente la già buona biodisponibilità. Generalmente gli sfingolipidi possono essere estratti in tutta sicurezza da fonti vegetali quali per esempio diverse tipologie di semi, come quelli del Triticum aestivum L. (frumento o grano tenero).
Dal punto di vista squisitamente teorico l’estrazione potrebbe avvenire anche da fonti animali, ma le fonti vegetali sono da preferirsi sia per motivi di natura economica che per motivi di natura sanitaria, abbattendo la possibilità di contaminazioni con agenti patogeni, molto più probabile nella lavorazione di prodotti di origine animale. Analizzando, quindi, le possibilità di impiego, gli sfingolipidi si dimostrano potenzialmente utili, affiancati alle terapie comunemente utilizzate, sia in numerosi disturbi a carico del sistema nervoso (centrale e/o periferico) che a livello dermatologico. In particolare a livello dermatologico le potenziali applicazioni in cui potrebbero rivelarsi strumenti estremamente interessanti sono:
A livello del sistema nervoso centrale le possibili applicazioni sono:
Controindicati, invece, in caso di sfingolipidosi e malattie da accumulo lipidico, Morbo di Alzheimer, diabete e obesità gravi.
Gli sfingolipidi vegetali rappresentano, quindi, un approccio “alimentare sostitutivo” finalizzato a fronteggiare quei disordini dermatologici e neurologici legati ad una possibile “carenza”, che può tradursi in danni strutturali o in deficit di signaling.
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