L’ acquisto di un integratore rientra tra le comuni attività che scandiscono la settimana della maggioranza di chi gravita intorno al mondo del fitness. Davanti una continua esplosione di proposte diverse per lo stesso tipo di prodotto, questa semplice azione nasconde un grande dilemma. Quale? Capire cosa comprare, ed è qui che diventa necessario prestare attenzione all’etichetta .
Beh, è molto semplice, risponderà qualcuno. Per scegliere tra un prodotto e l’altro basta leggere l’etichetta! Ed è qui che nasce il problema. Bisogna capire se le etichette informano veramente, fornendo tutte le informazioni necessarie per una scelta consapevole. Per fare un esempio analizziamo la definizione legale di integratore alimentare :
“Fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico…”
Da un punto di vista legislativo, un integratore alimentare è paragonabile ad un qualunque alimento, come per esempio la pasta di semola di grano duro. L’ etichetta in linea di massima ci informa relativamente agli ingredienti, alla dose giornaliera, al contenuto calorico e quando va bene alla suddivisione in macro e micronutrienti.
Questo è sufficiente per comprendere cosa stiamo acquistando e quali sono le sue reali potenzialità?
Purtroppo no, e per capirlo sono sufficienti un paio di esempi.
Parlando di proteine sappiamo che tra le fonti più apprezzate troviamo quelle ottenute dal siero del latte. In commercio esistano una marea di prodotti che si rifanno a questa tipologia di fonte. Quello che non tutti sanno è che le lavorazioni a cui il siero del latte può andare incontro influiscono notevolmente sulla qualità e sulla performace del prodotto.
Esistono alcuni processi che prevedono l’utilizzo di reagenti acidi che causano una profonda denaturazione delle proteine. Questo tipo di processo altera importanti caratteristiche del prodotto. La denaturazione acida modifica la struttura, il valore biologico e le proprietà nutrizionali della proteina. Con questo processo si ottiene un prodotto dal siero del latte, ma dallo scarsissimo profilo qualitativo.
Questo aspetto è percepibile solo dal consumatore più accorto che prestando attenzione all’etichetta monitora il contenuto di sodio eventualmente riportato in etichetta. Il contenuto di sodio di un buon prodotto non dovrebbe essere superiore a 150-200 mg/100g. individua “il problema”.
I prodotti di origine vegetale possono rappresentare un altro ottimo esempio. Considerando l’echinacea comunemente usata come immunostimolante è possibile analizzare altri aspetti interessanti. Tutti i prodotti di origine vegetale con un minimo standard qualitativo dovrebbero essere accompagnati dai informazioni sulla titolazione e standardizzazione dell’estratto ottenuto dal vegetale. Queste informazioni permettono di ottenere dal vegetale un estratto “standard”, cioè sempre uguale per caratteristiche e ripetibile nel tempo.
La sostanza che si utilizza per titolare un estratto di echinacea è solitamente una sua componente chiamata echinacoside. Qui nasce nuovamente un problema. In etichetta viene correttamente riportato il titolo percentuale in echinacoside, senza però chiarire che questa sostanza non è la responsabile dell’effetto immunostimolante dell’estratto. Il consumatore erroneamente potrebbe credere che un titolo superiore in echinacoside corrisponda a una maggiore efficacia. Ma in realtà è proprio l’opposto: avere più echinacoside comporta avere meno sostanze attive, quindi una minore efficacia. Infatti prodotti a base di sola echinacoside si sono mostrati praticamente privi di effetti immunostimolanti.
Per avere un informazione corretta e completa, l’etichetta o il materiale informativo di un prodotto dovrebbe chiarire aspetti come la lavorazione e l’esatta composizione. La legge oggi non obbliga le aziende a fornire queste informazioni, ma alcune scelgono comunque di farlo per fornire un ulteriore servizio al consumatore. Prestare attenzione all’etichetta può permettere una scelta consapevole, acquistando il prodotto che rappresenta il compromesso tra qualità quantità e prezzo più adatto alle necessità del consumatore.
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Di Alexander Bertuccioli – Rielaborato dall’originale per gentile concessione di Performance – Centro studi La Torre Edizioni