Per gentile concessione dalla pubblicazione originale: GRAND ANGOLO EDIT-SYMPOSIA® PEDIATRIA E NEONATOLOGIA Anno XXVIII – 2020/1– Editeam, Cento
Si stima che circa la metà dei bambini tra i 3 e i 12 anni presenti un rischio medio/alto di sviluppare carie. È un problema infantile assai diffuso, in costante aumento in tutto il mondo e rappresenta la principale causa di caduta irreversibile dei denti oltre che di sviluppo di ulteriori infezioni croniche orali. La carie dentaria è una malattia degenerativa di tipo infettivo che colpisce i tessuti duri del dente causata dai microrganismi presenti comunemente nel cavo orale che, se non mantenuti sotto controllo, sono responsabili della demolizione della dentina. A causarla sono quindi i comuni microrganismi presenti nel cavo orale, principalmente quelli adesi al dente a costituire la placca batterica, capaci di dissolvere la matrice minerale e organica che costituisce il dente dando origine a lesioni cavitate. L’evento carioso è il momento finale di un processo lungo e costante al quale concorrono:
Analogamente a quello intestinale anche il microbiota orale da qualche anno è oggetto di pubblicazioni scientifiche volte ad approfondire le correlazioni con patologie anche non strettamente correlate al tratto oro-faringeo. Un numero sempre maggiore di evidenze suggerisce infatti come specifici batteri orali possano essere coinvolti nello sviluppo di diverse condizioni cliniche e che determinate infezioni batteriche comportino svariate patologie, anche sistemiche, apparentemente non correlate al microbiota orale. Nel 2018 G. Jia e colleghi (1) alla University of Shanghai for Science and Technology hanno condotto una revisione di letteratura allo scopo di dare una visione completa della composizione batterica generale del microbiota orale. Quest’ultimo viene suddiviso in microbiota del core, al quale appartengono le specie comuni a tutti gli individui sani (Streptococcus, Prevotella, Haemophilus, Rothia, Veillonellaceae, Neisseria, Fusobacterium e Porphyrin) e microbiota variabile composto invece da tutti i batteri altamente differenti da soggetto a soggetto in quanto più sensibili a fattori esterni. Per avere una visione quanto più completa possibile, gli Autori hanno anche indagato i fattori che influenzano la composizione del microbiota orale e le potenziali implicazioni in patologie sistemiche. Nell’ambito delle patologie cardiovascolari, ad esempio, alcune specie di Streptococcus mutans, uno dei principali responsabili delle carie dentali, hanno dimostrato di contribuire allo sviluppo di aterosclerosi alterando la funzionalità delle cellule endoteliali, uno dei primi indicatori di patologia. Gli Autori evidenziano quindi l’importanza di un microbiota orale bilanciato fondamentale nel prevenire l’insorgenza di patologie del cavo orale e non solo.
Al fine di indagare quanto la specifica composizione del microbioma orale fosse determinante nello sviluppo di carie dentali, è stato recentemente pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature, uno studio (2) condotto dal gruppo di Hongle Wu della Sichuan University. I ricercatori hanno studiato la componente batterica salivare e della placca dentale di due sorelle gemelle di 23 anni monozigoti nate da cesareo, dalle abitudini alimentari e condizioni di vita simili ma con esperienza di carie diversa. I due microbioti sono stati traslati prima in vitro, attraverso la messa a punto di un biofilm, e poi trapiantati in vivo su modelli di topo gnotobiotici. La sorella più giovane (S) era soggetta a carie (indice DMFT, Decayed, Missing and Filled Theet pari a 4) mentre la sorella più grande (P) era priva di carie (indice DMFT pari a 0). L’analisi del microbiota è stata realizzata con il sequenziamento 16s-rRNA su campioni salivari e di placca dentale, in termini di ricchezza, diversità e abbondanza relativa. Gli Autori concludono affermando che la specifica composizione del microbioma orale è determinante nello sviluppo di carie dentali, anche in condizioni genetiche e ambientali del tutto sovrapponibili. Una delle molteplici variazioni evidenziate tra i due microbioti è stata l’abbondanza, statisticamente significativa, di Streptococcus che si è dimostrato colonizzare maggiormente i modelli murini con carie attiva, cioè quelli che hanno ricevuto il trapianto dalla sorella più giovane (S). Un ruolo importante è perciò giocato dagli streptococchi, in particolare Streptococcus mutans e Streptococcus sobrinus, soprattutto nei bambini in età prescolare, tra i 4 e i 6 anni, fase più vulnerabile nello sviluppo della carie (Lancet 2009).
L’assunzione di probiotici orali per riequilibrare il microbiota orale e migliorare la salute del cavo orale è un concetto ormai comprovato e pertanto un intervento specifico sulla crescita batterica delle popolazioni microbiche realmente cariogene è sicuramente una scelta corretta. Come per le faringotonsilliti, soprattutto streptococciche, e le otiti medie acute ad eziologia batterica, una strategia vincente anche nella profilassi dell’evento carioso è l’utilizzo di batteri non patogeni di derivazione orale, con capacità antimicrobica specie e ambiente-ristretta rivolta a contrastare quei microrganismi responsabili in maniera esclusiva del processo carioso, a condizione però che si superi il limite della capacità di colonizzare i tessuti orali. Capace di contrastare, in senso profilattico, la manifestazione di carie ma anche i disturbi del parodonto si è dimostrato lo Streptococcus salivarius M18 (4) appartenente alla nuova generazione di bioprotici della linea di Terapia Batterica ed in commercio come Carioblis. Rappresenta una soluzione finalizzata al contrasto della carie tramite lo sfruttamento dei meccanismi di competizione batterica: si utilizza lo S. salivarius M18 come fattore auto-limitante la crescita di S. mutans e S. sobrinus in quanto capace di rilasciare le salivaricine A2, MPS, 9 e M, batteriocine in grado di lesionare gravemente, e in maniera irreversibile e specifi ca, i patogeni che condividono la stessa nicchia ecologico-abitativa. La BIOPROTICA è proprio questo, cioè la scienza che studia la possibilità di creare interferenza batterica ceppo-specifica e tessuto-ristretta mediante rilascio di batteriocine ad azione antibiotica. Le batteriocine sono molecole proteiche a basso peso molecolare secrete da alcuni ceppi batterici per mettere in comunicazione i membri della colonia e, all’occorrenza, per aggredire e/o uccidere altre specie batteriche antagoniste. Se vengono secrete da batteri del cavo orale prendono il nome si salivaricine, come nel caso dei ceppi S. salivariusM18 o K12, mentre quelle prodotte nell’intestino si chiamano enterocine.
Il potere anticarie di Carioblis si deve, oltre alla capacità di S. salivarius M18 di rilasciare salivaricine, anche alla contemporanea azione antiplacca legata alla produzione di dextranasi, un enzima capace di demolire il “collante” che permette a S. mutans di aderire saldamente al dente.
Elaborato nel 1997 dalla Facoltà di Odontoiatria dell’Università di Malmoe, il Cariogram è il metodo maggiormente validato per misurare la predisposizione di un individuo ad essere affetto da carie (software basato su un algoritmo). Tale metodica utilizza 10 parametri di valutazione, ognuno associato ad un punteggio preciso, ed in base al valore finale il soggetto avrà un rischio di cario-recettività basso, medio oppure alto. La diagnosi di cario-recettività consente di intercettare il paziente adottando per lui le giuste misure preventive. Nel 2015 è stato pubblicato (5) uno studio clinico randomizzato e controllato, svoltosi tra Marzo e Settembre 2014 nella zona di Milano, nel quale sono stati arruolati 76 ragazzi (6-17 anni) ad alto rischio (possibilità di evitare nuove carie <25%) secondo i risultati del Cariogram. Trentotto di questi ragazzi sono stati trattati per 90 giorni con 1 compressa di Carioblis ogni sera appena prima di coricarsi mentre gli altri 38 sono serviti come gruppo controllo non trattato. L’obiettivo dello studio era di valutare il profilo di sicurezza, la tollerabilità e tutte le variazioni del Cariogram che si fossero verificate dopo 90 giorni di trattamento.
Il gruppo trattato ha registrato un aumento molto significativo della possibilità di non sviluppare carie, pari al 70%, mentre nel controllo la differenza è risultata di rilevanza statistica molto minore. A fronte di alcuni miglioramenti del gruppo trattato probabilmente attribuibili ad una dieta più opportuna, a una maggior cura nell’igiene orale e/o alla fluoro-profilassi, sono invece collegati con chiara evidenza al trattamento con lo S. salivarius M18 i miglioramenti dei parametri quantità di placca, Streptococcus mutans e capacità tampone. La placca si è ridotta di circa il 50% e lo S. mutans del 75%. Al contrario il gruppo controllo non ha mostrato lo stesso tipo di miglioramento e gli unici cambiamenti statisticamente significativi erano dovuti ad un migliore controllo della dieta, dell’igiene orale e all’approccio profilattico con il fluoro. Di seguito la rappresentazione grafica dei valori del Cariogram (%) calcolati utilizzando i valori medi degli item elencati.
Come mostrato nella figura, il trattamento con Carioblis ha:
Infine, il trattamento ha dimostrato anche un ottimo profilo di sicurezza senza effetti collaterali correlati e nessun abbandono della terapia. La tollerabilità è stata valutata come “buona” da 35 soggetti e “ottima” da 38 soggetti; risultati sovrapponibili si sono ottenuti per quanto riguarda la compliance. Carioblis ha dimostrato di possedere un reale effetto di protezione verso la genesi dell’evento carioso risultando quindi utile nel prevenire lo sviluppo di carie.