Di Alexander Bertuccioli – Per gentile concessione di Performance – Centro studi La Torre Edizioni
Le potenziali interazioni funzionali tra cellule procariote (batteriche) e cellule eucariote (umane) divengono particolarmente evidenti nel contesto dell’organismo umano considerando che dal punto di vista squisitamente quantitativo le cellule eucariote sono presenti nell’ordine di 1013 mentre quelle procariote rientrano in un ordine di grandezza superiore. Questo suggerisce come oltre alle comuni applicazioni rivolte all’ambito intestinale sia possibile sfruttare le potenzialità probiotiche di specifici ceppi normalmente residenti in distretti extra-intestinali con la finalità di promuovere o incrementare lo stato di salute. Questo tipo di approccio è stato definito dal prof. Francesco Di Pierro “terapia batterica” o più propriamente “terapia bioprotica” (bio = batteri vivi e vitali, pro = a favore di, tica = precisa azione farmacologica o applicazione nutraceutica). Esistono numerosi ceppi batterici potenzialmente utilizzabili con queste finalità tra i quali è possibile analizzarne alcuni che hanno sviluppato notevoli capacità di antagonismo e competizione anche nei confronti dei patogeni, fornendoci nuovi strumenti molto interessanti per la prevenzione e il trattamento di diverse condizioni patologiche.
Le prime osservazioni che hanno suggerito il potenziale utilizzo tra i vari batteri commensali di ceppi di Streptococcus salivarius sono partite dall’analisi in bambini soggetti e non soggetti a patologie infettive e/o infiammatorie generalmente classificate come mal di gola (faringiti, tonsilliti, laringiti ecc), dell’attività contro Streptococcus pyogenes dovuta alla produzione di sostanze ad azione inibitoria batteriocino-simili (BLIS) riscontrando come la presenza di queste molecole era significativamente rilevabile in bambini non soggetti a mal di gola.In particolare lo Streptococcus salivarius K12 è stato identificato tra i ceppi in grado di produrre diverse varietà di batteriocine (sostanze ad azione battericida), inoltre il K12 si è dimostrato in grado di modulare nell’ospite la risposta infiammatoria agendo su citochine pro-infiammatorie come IL-6 e IL-8. L’impiego probiotico è realizzabilein quanto lo Streptococcus salivarius K12 si dimostra in grado di colonizzare persistentemente le alte vie respiratorie. Una prima applicazione legata all’utilizzo di K12 è il trattamento di alitosi cronica dovuta alla presenza e proliferazione di specie batteriche fermentanti, nonostante ciò, l’impiego che rimane comunque più interessante è quello volto alla prevenzione delle faringiti e/o delle tonsilliti e delle otiti medie ricorrenti soprattutto da Streptococcus pyogenes dove mostra la capacità di ridurre tra il 60 e il 70% la ricorrenza degli episodi. Risultati incoraggianti vengono inoltre riportati anche nei confronti delle faringiti di origine virale.
L’impiego di Streptococcus salivarius K12 si rende inoltre particolarmente vantaggioso a cagione dell’assenza di tossicità, genotossicità e effetti avversi correlati al consumo.
Volendo valutare una possibile applicazione in ambito Fitness/Sport, la somministrazione di Bliss K12 si dimostra particolarmente interessante prima della stagione invernale, soprattutto per tutti quei soggetti che svolgono attività outdoor oppure che si sottopongono a importati e prolungati carichi di lavoro (come per esempio Personal trainer, Istruttori, atleti professionisti o semi professionisti ecc) condizioni queste in cui la risposta immunitaria può risultare inefficiente/inefficace.Dati clinici presenti in letteratura scientifica suggeriscono l’assunzione di non meno di un miliardo di UFC per 90 giorni la sera prima di coricarsi senza assumere liquidi, infatti i batteri devono avere la possibilità di colonizzare il cavo orale senza essere deglutiti.
Con logica analoga a quella dello Streptococcus salivarius K12 può essere proposto anche l’utilizzo dello Streptococcus salivarius M18 con finalità differenti.In questo caso l’utilizzo come probiotico è possibile anche se con dinamiche differenti rispetto al K12. La presenza di specifiche salivaricine insieme alla capacità di produrre enzimi quali Dextranasi e Ureasi, rendono l’M18 in grado di antagonizzare diverse specie batteriche cariogene come lo Streptococcus mutans (nei confronti del quale ha mostrato un interessante margine di efficacia) con notevoli possibilità nella prevenzione della carie, favorendo il benessere della dentizione e del cavo orale in particolare in soggetti predisposti a questa tipologia di infezione.
Anche in questo caso l’utilizzo dell’M18 si mostra molto interessante per i professionisti del fitness che si trovano di fronte una situazione difficile da gestire in quanto da un lato sussiste la necessità di avere un immagine sana e curata, mentre dall’altro a cagione delle intense dinamiche lavorative non sempre riescono ad avere una gestione alimentare ottimale per la salute del cavo orale (vedi il classico pranzo al volo, fatto in pochi minuti tra una lezione e l’altra).
Anche in questo caso la somministrazione pubblicata in letteratura scientifica è quella di assumere non meno di un miliardo di UFC per 90 giorni la sera prima di coricarsi senza assumere liquidi, con notevoli benefici valutati con la metodologia del cariogramma.
I ceppi batterici illustrati mostrano proprietà potenzialmente molto interessanti, sia in ambito preventivo che in ambito terapeutico, fornendo nuovi strumenti per promuovere e tutelare la salute ed il benessere.