Il consumo di caffè o di prodotti contenenti caffeina è un fenomeno che da diversi anni a questa parte caratterizza la società occidentale, questo fenomeno ha negli ultimi decenni assunto una connotazione decisamente più ampia in quanto oltre ad avvenire mediante bevande ottenute dall’infusione, dalla percolazione o dalla percolazione in pressione avviene anche in bevande quali “cole” o “soft drinks”, in bevande a presunto o reale effetto energetico e/o ergogenico, contestualmente a diversi snak o prodotti dolciari e infine contestualmente a numerosi integratori alimentari o prodotti nutraceutici. Da anni esistono diverse scuole di pensiero relativamente al consumo giornaliero di caffeina ammissibile e ai relativi effetti sulla salute sia positivi che negativi, che meriterebbero di essere analizzati singolarmente in chiave fisiologico-biochimica e che ovviamente esulano dal diretto scopo di questo articolo, quello che è possibile fare invece, con tutti i limiti del caso, è analizzare i dati statisti presenti in letteratura relativi al consumo di caffè, e indirettamente di caffeina, per trarne le opportune indicazioni. Un recente studio risalente al 15 Agosto del 2013 pubblicato originariamente su “Mayo Clinic Proceedings” espone il lavoro del Dott. Junxiu Liu della “University of South Carolina” svolto in maniera retrospettiva su un campione di 43727 soggetti seguiti per una media di 17 anni. In questo periodo è stato valutato il tasso di mortalità dei soggetti in relazione al consumo giornaliero di caffè: nel dettaglio sono stati riportati 2512 decessi di cui il 32% è direttamente correlabile a patologie di carattere cardiovascolare. I risultati finali dell’analisi statistica riportano che un consumo superiore alle 28 tazze (da 8 oz-236,5 ml) di caffè alla settimana (4 tazze/giorno) hanno riportato un notevole aumento nel taso di mortalità:
Gli stessi autori tendono a chiarire che il meccanismo ezipatogenico alla base di questi dati non appare ancora chiaro, quello che invece risulta evidente è come l’eccedere le 28 tazze (da 8 oz-236,5 ml) di caffè alla settimana (4 tazze/giorno) aumenti notevolmente l’incidenza della mortalità per tutte le cause. E’ importante ribadire l’entità dei parametri di riferimento utilizzati, che si dimostrano in senso assoluto molto diversi da quelli utilizzati in Europa e in particolare in Italia: innanzitutto la tipologia di tazza utilizzata come riferimento ovvero da 8 oz (o 236,5 ml) và tenuta in considerazione in quanto negli usa un’altra tipologia molto utilizzata è quella da 20 oz (591,47 ml), in secondo luogo la metodica di preparazione della bevanda che è per percolazione (realizzato con macchina da caffè “americana”) e non per percolazione sotto pressione (moka o espresso) come avviene in Italia. La considerazione di questi parametri risulta molto importante in quanto si ritiene che mediamente diverse preparazioni possano contenere rispettivamente:
Quindi da una semplice proporzione volta a valutare il contenuto in caffeina emerge come anche in riferimento alle classiche preparazioni italiane si consigliabile mantenere il limite di 3-4 tazze giorno. Oltre al consumo diretto effettuato con le seguenti modalità il consumo di caffeina va valutato nel complesso , considerando le fonti come cole ed energy-drink citate all’inizio dell’articolo. Particolare attenzione va prestata anche alla supplementazione nutraceutica con formulati a base di caffè, caffè verde, guaranà o thè verde: in particolare i formulati a base di thè verde devono essere tenuti in notevole considerazione, in quanto al contrario di altri prodotti contenenti caffeina come caffè o guaranà, possono essere proposti come meri formulati ad azione antiossidante, essendo invece una notevole fonte di caffeina. Per questo si rende consigliabile soprattutto in ambito nutraceutico l’utilizzo di formulati a base di the verde realizzati con estratti decaffeinati, in modo da sfruttare gli effetti positivi dell’estratto senza influire sull’assunzione quotidiana di caffeina, ottenendo tutti i vantaggi derivanti con un maggior margine di sicurezza per il consumatore.