Il settore sportivo è per la prestazione fisica quello che la formula 1 è per il settore automobilistico. L’ambiente ideale per provare e ottimizzare nuove soluzioni. L’abbigliamento tecnico sviluppato per gli sportivi ne rappresenta un perfetto esempio. Numerosi indumenti tecnici sfruttando diverse tecnologie ottimizzano il controllo di temperatura, umidità, circolazione e contrazione muscolare. Tra queste tecnologie quella degli indumenti in grado di emettere Far infrared (FIR) realizzati con tessuti FIR quando eccitate dal calore corporeo rappresenta una risorsa molto interessante.
Con FIR o (Far Infrared) si definisce una specifica banda della radiazione elettromagnetica che rientra nello spettro dell’infrarosso e qui nascono i problemi… Perché? Semplicemente perché esistono diversi modi (tra loro in disaccordo) di classificare queste emissioni, incluse quelle infrarosse:
Parlando di abbigliamento sportivo o impiegato nella riabilitazione la definizione che interessa è ovviamente la seconda, specifica per il settore
Tutti gli oggetti e gli organismi viventi con una temperatura superiore allo 0 assoluto irradiano nell’ambiente circostante radiazioni FIR. Queste radiazioni non sono visibili all’occhio umano ma sono percepite dalla pelle sotto forma di calore. Gli indumenti in grado di emettere FIR in linea generale sono realizzati incorporando alle fibre dei tessuti polveri bioceramiche e/o metalli nobili. Queste sostanze una volta irradiate dal calore corporeo sono eccitate e restituiscono una emissione FIR.
Considerati i potenziali effetti già descritti nel precedente articolo abbiamo deciso di esplorare in prima persona le potenzialità di questi tessuti: indagando se lo svolgimento di un’attività fisica breve ed intensa, indossando tessuti FIR contro tessuti di controllo (inerti), possa portare a effetti sui parametri bioelettrici dell’organismo umano come la Resistenza (Rz) e la Reattanza (Rx) rapidamente rilevabili a livello ambulatoriale.
Lo studio esplorativo è stato effettuato testando indumenti realizzati con tessuto FIR contro indumenti di controllo. Il lavoro si è svolto in doppio cieco (né i soggetti valutati nè gli sperimentatori erano a conoscenza delle proprietà dei tessuti usati). Sono stati valutati 10 atleti di Trail running (non professionisti) con almeno 5 anni di pratica sportiva agonistica. Le caratteristiche medie dei partecipanti sono riassunte nella tabella seguente.
Il tessuto FIR utilizzato per la realizzazione del completo tecnico è di produzione italiana (Accapì-FIR Bruno Chiaruttini S.r.l. – Rezzato, BS, Italy). Nello specifico è composto da fibre di poliestere che includono al loro metalli nobili in grado di produrre (quando eccitati dalla frequenza infrarossa prodotta dall’organismo) una costante emissione infrarossa FIR tra 5 e 20 µm. Il tessuto di controllo è realizzato con la stessa fibra di poliestere escludendo la presenza di componenti metallici. I test effettuati sui due tessuti dimostrano assenza citotossicà, assenza di reazioni di sensibilizzazione e di irritazione cutanea.
Le due valutazioni sono state eseguite a distanza di 7 giorni in ambiente a temperatura (22°) e umidità (50%) controllate. In ognuna i soggetti hanno ricevuto un kit contenente il completo tecnico Accapì FIR e quello di controllo. Dopo aver fatto acclimatare per 15 minuti i soggetti (indossando solo la biancheria intima), sono stati misurati:
Rilevati i dati i soggetti hanno indossato i capi tecnici, sottoponendosi a successivi 30 minuti di acclimatazione. Terminata questa fase hanno eseguito su un Treadmil Run Excite Jog 500 (Technogym s.p.a Cesena FC Italia) un protocollo di lavoro incrementale partendo da una corsa a 8 km/h per due minuti, aumentando di ogni 2 minuti la velocità di 2 km/h fino al raggiungere i 18 km/h per un tempo complessivo di lavoro di 12 minuti. Terminata la corsa l’abbigliamento tecnico è stato rimosso. Si sono attesi 15 minuti per acclimatarsi e tornare ad uno stato di quiete per eseguite le misurazioni conclusive.
Tra il pre e post corsa si sono osservate delle piccole riduzioni di peso -0.39 kg con il tessuto Accapì FIR e – 0.25 kg con il tessuto di controllo. Analizzando i parametri bioimpedenziometrici con l’impiego del tessuto Accapì FIR si osserva una riduzione di Rz di 2.8 Ω/m e della Xc di 2.3 Ω/m , rispetto ai rispettivi incrementi di Rz di 1.2 Ω/m e Xc di 0.1 Ω/m osservati con i tessuto di controllo. I risultait ottenuti sono riepilogati nella seguente tabella.
Di particolare rilievo che nonostante la limitata numerosità dei soggetti esaminati, il valore di Rz quando i soggetti hanno indossato il tessuto Accapì FIR raggiunge una notevole uniformità e una buona significatività statistica.
Di fronte a una perdita di peso leggermente maggiore, l’impiego di tessuto Accapì FIR è correlato a una riduzione statisticamente significativa nella resistenza corporea (Rz) rispetto al tessuto di controllo. Questo potrebbe essere dovuto a una diversa distribuzione dei fluidi e degli elettroliti (es: sodio, potassio ecc) che consentono all’organismo di opporre una minore resistenza al passaggio della microcorrente impiegata nella misura. Questo effetto in pratica dovrebbe essere correlato a un incremento circolazione periferica (es intervenendo sul circolo capillare e superficiale), contribuendo alla fornitura di ossigeno, acqua e nutrienti e all’allontanamento di cataboliti dai tessuti.
In base a questi risultati i tessuti FIR potrebbero rivelarsi molto importanti sia in corso di attività fisica sia nei processi di recupero e supercompensazione. Inoltre, potrebbero fornire una migliore capacità di termoregolazione. La somma degli effetti emodinamici e termoregolatori potrebbe rappresentare un’interessante soluzione per gestire la riduzione delle prestazioni in corso di attività e favorire i processi di recupero e supercompensazione.
La ridotta numerosità dei soggetti studiati, l’assenza di ulteriori metodiche di valutazione come, ad esempio, un monitoraggio termografico e la valutazione del cortisolo e del lattato degli atleti, costituiscono un limite di questo studio esplorativo. La valutazione di questi elementi su più soggetti potrebbe fornire una visione più piena delle potenziali applicazioni. Nonostante questi limiti, i risultati ottenuti su un così piccolo gruppo di atleti sono estremamente incoraggianti, permettendo già di evidenziare un potenziale, nella gestione emodinamica e termoregolatoria, di grande interesse per la gestione della performance e l’ottimizzazione del recupero.
Per approfondimenti è possibile consultare gratuitamente l’articolo di ricerca originale QUI