Cosa potrebbe mostrarsi utile per la performance ? Possono esserci tanti fattori da considerare. Se con performance pensiamo esclusivamente all’attività sportiva non stiamo sbagliando. Ma non stiamo considerando una serie di attività comuni, non associate in senso stretto alla prestazione sportiva che possono subire una forte riduzione prestativa. Questo anche con esiti potenzialmente pericolosi.
Le attività che comportano un notevole contributo da parte del metabolismo anaerobico lattacido, possano portare a una riduzione del pH muscolare. Quando la produzione di molecole a pH acido supera la capacità tampone del muscolo, si inizia ad interferire con il suo corretto funzionamento .
Anche soggetti non atleti sottoposti a notevole sforzo fisico possono facilmente trovarsi di fronte a una riduzione della performance. Questo può essere dovuto all’attività lavorativa o alle ridotte capacità di risposta, per esempio in soggetti anziani o malati.
La carnosina è un dipeptide (sostanza formata da due aminoacidi) sintetizzato a partire dai precursori L-istidina e β-alanina dalla carnosina sintetasi e degradato dalla carnosinasi che regola il suo livello cellulare. La si ritrova nel citoplasma delle fibrocellule muscolari in concentrazioni relativamente elevate (5-10 mM). La Carnosina si trova anche e in altri tessuti eccitabili, come il tessuto nervoso.
La Carnosina esercita un azione continua anche a pH fisiologico(1) fornendo un importante contributo al mantenimento del pH intracellulare. Questo è essenziale per la normale funzione muscolare durante l’esercizio fisico intenso(2). Diversi studi evidenziano come il contenuto muscolare di carnosina possa essere un fattore determinante per la performance di esercizi dinamici e isometrici ad alta intensità(3-4-5).
Nei soggetti di età avanzata è stato osservato come esista una correlazione inversa tra età e contenuto muscolare di carnosina(6-7). Questo insieme alla sarcopenia, al declino della funzione muscolare e al deterioramento della funzione motoria, contribuisce ad aumentare la frequenza di cadute. Le cadute in questa fase della vita sono spesso causa di lesioni con esiti anche gravi o letali. (8-9-10-11-12). Questa riduzione della performance si dimostra una potenziale causa di malattia e disabilità
L’integrazione a base di sola carnosina spesso potrebbe non essere sufficiente. Spesso a causa della sua natura non viene completamente assorbita nella forma attiva(13). Uno dei fattori limitanti nella produzione di carnosina nell’organismo è la presenza di β-alanina. Infatti negli individui con un notevole ricambio proteico e/o in condizione di malnutrizione calorico-proteica la sua carenza può essere alla base di stati carenziali che influiscono negativamente sulla produzione di carnosina. Questa situazione è molto frequente nelle persone anziane.
L’integrazione di β-alanina si è dimostrata efficace nell’aumentare i livelli di carnosina a livello muscolare (14-15), con tutti i benefici che ne conseguono.
Un approccio razionale può essere, quindi, quello di associare la somministrazione di carnosina a quella di β-alanina.
Uno studio preliminare compiuto su 6 atleti maschi sottoposti a una sessione di allenamento severo ha permesso di evidenziare come, rispetto al placebo, la somministrazione di una formulazione composta da 250 mg di carnosina pura e 250 mg di β-alanina pura (che prevede il rilascio del 95% degli attivi ad 8 ore 2 ore prima della sessione di allenamento per un totale di 1 grammo di carnosina e 1 grammo di β-alanina) abbia evidenziato una riduzione media della lattacidemia post esercizio del 30%(16).
Questi risultati evidenziano come l’associazione tra carnosina e β-alanina si sia rivelata, a dosaggi piuttosto contenuti, notevolmente efficace nella riduzione della produzione di lattato relativamente a un’attività fisica intensa. Questa modalità di somministrazione è una soluzione estremamente interessante anche per gli stati di affaticamento acuto o cronico e per estensione anche nella prevenzione di infortuni in soggetti di età avanzata.