Di Alexander Bertuccioli – Per gentile concessione di Performance – Centro studi La Torre Edizioni
Proprio quando pensavate di esservi finalmente liberati della biochimica, in quanto è già stata affrontata e chiarita la faccenda dell’indice e del carico glicemico, ecco che arriva un ulteriore parametro a complicare le cose: l’indice insulinico. Di cosa si tratta? Attraverso l’indice insulinico viene valutato l’effetto che l’ingestione di un alimento ha sulla secrezione di insulina, effetto che, come si vedrà, non è sempre direttamente correlato al contenuto glucidico di un pasto e quindi alla sua interferenza sulla glicemia. L’indice insulinico viene misurato valutando gli alimenti a parità di contenuto calorico: questo significa che (al contrario di quanto avviene per la valutazione dell’indice glicemico) non vengono esaminati campioni dello stesso peso ma dello stesso valore calorico, ovvero quelli di 239 kcal (1000 kj). Perché è importante considerare l’indice insulinico? Perché considerare solamente indice e carico glicemico non è sufficiente per valutare con completezza tutti gli alimenti, e gli effetti che hanno sul metabolismo del glucosio. Al contrario, dallo studio dell’indice insulinico si è in grado di stabilire come un alimento, relativamente alle sue diverse componenti nutrizionali, sia in grado di influenzare la secrezione di insulina. Si ritiene infatti che l’impatto dei macronutrienti sulla secrezione insulinica sia rispettivamente del 90-100% per i glicidi, intorno al 50% per le proteine e del 10% per i lipidi, e questo mette in evidenza come non siano solo i carboidrati ad influenzare questi processi metabolici ma anche come le proteine e i lipidi possano avere un ruolo da considerare attentamente, soprattutto quando la loro azione possa avere un effetto sinergico. Chiariti questi aspetti risulta evidente come alcuni alimenti siano in grado di stimolare la secrezione di insulina in maniera notevolmente più alta rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare dalla valutazione dell’indice e del carico glicemico. Questo vale non solo per singoli alimenti ma anche nella valutazione di un pasto: considerando l’indice insulinico di in pasto misto infatti si riscontrerà come questo sia maggiore rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare dalla semplice considerazione dell’impatto glicemico dovuto al suo contenuto in glicidi. Questi meccanismi non sono stati ancora del tutto chiariti anche se si inizia a comprendere come alcuni nutrienti possano influenzare la secrezione di insulina. Parlando di proteine è possibile valutare l’indice insulinico considerandone la composizione aminoacidica, in quanto sembra che i singoli aminoacidi ne siano responsabili in diversa misura, in particolare arginina leucina lisina valina che per questo vengono definiti aminoacidi insulinogenici. Questo contribuirebbe a spiegare come il latte e i suoi derivati (in particolare la frazione del siero) possano avere un elevato indice insulinico pur avendo un ridotto indice glicemico. Ricerche compiute in merito da un team di scienziati svedesi, hanno dimostrato che i latticini hanno addirittura un effetto insulinotropico da tre a sei volte superiore rispetto al relativo indice glicemico. A questo punto si rende necessaria una considerazione in difesa delle proteine: anche in presenza di un livello di insulina relativamente alto provocato dall’ assunzione di sole fonti proteiche è molto difficile – a causa dei processi metabolici in cui sono coinvolte le proteine – che questo possa causare l’accumulo di adipe ma al contrario, in questa situazione, l’insulina ha un importante effetto anabolico promuovendo l’intake e la deposizione di aminoacidi a livello muscolare. Inoltre è bene ricordare che oltre a promuovere il rilascio di insulina molti aminoacidi stimolano anche il rilascio di ormoni che favoriscono la lipolisi, quali per esempio il gH. In conclusione possiamo affermare quindi che il famoso “pasto misto” non è garanzia di modulazione della risposta glicemica in quanto è possibile un rilascio insulinico indipendente dal semplice contenuto glicidico del pasto, inoltre preparazioni industriali ricche di glicidi, acidi grassi idrogenati e derivati del siero del latte possano evocare una risposta insulinica sproporzionata rispetto a quanto potremmo aspettarci dall’esame dell’indice glicemico.
Conoscendo questi aspetti sicuramente sarà un po’ più semplice programmare adeguatamente la propria alimentazione in relazione all’attività fisica e alle quotidiane necessità.